mercoledì 23 novembre 2016

La voce del terremoto. Radio Alfa, il boato e quei 90 secondi Ma oggi resta il timore per le scuole. Verifiche e istituti chiusi in una Irpinia ancora a rischio

Il 23 novembre del 1980 la terra tremò in Campania e Basilicata, con epicentro in Irpinia, per circa 90 interminabili secondi.
Chi c'era, lo ricorda nitidamente quel 23 novembre del 1980. Chi c'era ricorderà per sempre l'ora del terremoto, le 19:34. Quella domenica l’Avellino battè l’Ascoli per 4 a 2 e militava in serie A”. Quel boato. Ma soprattutto ricorderà per sempre cosa faceva esattamente in quel momento. A quei tempi i canali tv si contavano sulle dita delle mani e a quell'ora la Rai trasmetteva un tempo di una delle partite della serie A giocate nel pomeriggio.
Da allora il caldo fuori stagione si nota, fa paura. Chi c'era, ricorderà per sempre l'anomalia di una giornata calda, troppo calda per quella stagione. La terra tremò in Campania e Basilicata, con epicentro in Irpinia, per circa 90 interminabili secondi. «La voce del terremoto» è la registrazione di una radio di Avellino dell’epoca, Radio Alfa 102. E’ l’unico audio noto del terremoto del 23 novembre 1980. La scossa sembra un vero e proprio bombardamento, ma il boato è l’effetto del terremoto sulla testina di registrazione di una registrazione. I numeri della catastrofe restituiscono la percezione esatta del dolore: i morti furono più di 2mila, quasi 10mila i feriti e 280mila gli sfollati di quella che fu una delle più grandi tragedie nazionali del secolo scorso. All’alba del 24 novembre, l’Irpinia era un cumulo di macerie fumanti, un’eco di grida di dolore, di pietà, di rabbia, di dolore per l'annientamento di interi paesi. Famiglie distrutte e morte. L’evento tellurico più grave dell’intera storia repubblicana si era abbattuto su una delle aree più povere della Nazione. Ma nessuno si arrese. Si vide la solidarietà e gli aiuti arrivarono da tutte le parti del mondo. Quello che cambiò radicalmente fu anche l'informazione. Dalla prima pagina de Il Mattino che invocava aiuti immediati, il celebre "Fate Presto" a Radio Alfa, entrata nella leggenda per aver raccontato la tragedia non solo in termini giornalistici, ma soprattutto per il coordinamento delle operazioni logistiche in quelle fredde e terribili settimane. Radio Alfa tornò era in onda: in redazione c'erano Michele Acampora, il direttore e fondatore Ciro Vigorito ed altri fedelissimi. Quella radio funzionò da ponte radio per i soccorsi accompagnando musica classica in sintonia con la delicatezza e drammaticità di quei giorni di scavo tra le macerie per ritrovare brandelli di vite smarrite, interrotte, a volte tragicamente finite. Brani musicali composti ed eleganti che facevano da intervallo a comunicazioni ed indicazioni stradali per quanto riguardava i soccorsi, ma anche agli appelli per la ricerca di persone scomparse o irreperibili, grazie al contributo dei radioamatori. 
Quella radio diventò un ponte unico di collegamento. Prezioso. Indispensabile. Coraggioso. Instancabile.
La voce del terremoto, quel boato è la registrazione del rumore è quella di una persona che ascoltava della musica, in quel momento un liscio, e la stava registrando. Poi ci fu la scossa: il registratore riuscì a catturare anche il lunghissimo boato della catastrofe. Il 14 febbraio 1981 e tante altre volte quei giornalisti di una radio libera documentarono e commentarono in diretta le scosse di assestamento, quello sciame maledetto e senza fine. Trentasei anni dopo il terremoto che il 23 novembre del 1980 colpì Irpinia e Basilicata, la parola fine alla ricostruzione non è stata ancora scritta. La Regione Campania ha insediato un comitato composto da esperti e sindaci del "cratere" del terremoto, che ha ottenuto lo sblocco del 50% delle risorse che mancano alla ricostruzione.
Rosanna Repole, oggi come 36 anni fa sindaco di Sant'Angelo dei Lombardi, non fa a meno di sottolineare
 "che queste risorse arrivano in un momento inopportuno, quando lutti e distruzione hanno colpito duramente le popolazioni del Centro Italia: una coincidenza che avremmo voluto evitare in assenza di ritardi, politici e burocratici".Una storia lunga quella del sisma di magnitudo 6.9 della scala Richter che alle 19:34 del 23 novembre 1980, per novanta secondi, colpì soprattutto una vasta area compresa tra l'Alta Irpinia e la Basilicata: 2.914 le vittime, quasi 10 mila i feriti, 18 comuni rasi al suolo, 99 devastati, 280 mila rimasero senza casa.

Come resta la scossa data dall'arrivo suoi luoghi della tragedia dell'allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini e una prima pagina del quotidiano Il Mattino entrata nella memoria collettiva con l'appello "Fate presto". Oggi, a 36 anni di distanza, dopo sprechi e inchieste, l'Irpinia non conserva se non in minima parte le tracce di quel disastro. Cosi' come la Basilicata dove è stato ricostruito il 90% circa delle abitazioni private (con "punte" del 100% a Balvano, nel Potentino, uno dei centri più colpiti dal sisma con 77 vittime) con un finanziamento complessivo di circa 4.840 miliardi di lire (circa 2,5 miliardi di euro).

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