venerdì 13 luglio 2018

Vitalizi, la Camera approva il taglio. Fico: “Delibera si basa su principio costituzionale che tutti cittadini sono uguali”

Il provvedimento che ricalcola il privilegio sulla base del metodo contributivo prevede un risparmio di 40 milioni. Hanno votato a favore M5s, Lega, Pd e Fdi. Si è astenuta Forza Italia. Di Maio: "Ora il Senato prenda esempio" La Camera ha approvato il taglio dei vitalizi. L’ufficio di presidenza di Montecitorio ha dato il via libera all’intervento sulle indennità degli ex parlamentari, stabilendo che a partire da gennaio 2019 siano ricalcolati secondo il metodo contributivo per un risparmio complessivo di 40 milioni di euroForza Italia si è astenuta, mentre M5sLega, Fdi e Pd hanno votato a favore. Leu non ha partecipato al voto. Poco dopo l’annuncio i parlamentari 5 stelle si sono radunati in piazza Montecitorio con palloncini gialli e bottiglie di champagne per festeggiare quello che considerano “un traguardo storico” per una delle loro battaglie. “Ora il Senato prenda esempio”, ha dichiarato il vicepremier e ministro del Lavoro Luigi Di Maio. Il provvedimento infatti anticipa l’azione dell’ufficio di presidenza di Palazzo Madama, dove la misura non è ancora stata incardinata e dove si è deciso di prendere ulteriore tempo prima di procedere. Mentre il presidente della Camera Roberto Fico, che ha firmato il documento, ha difeso la costituzionalità dell’intervento nonostante le accuse: “Non sono preoccupato. Ho scritto una delibera forte, sostanziale e sostanziosa che riapra ad un’ingiustizia” facendo proprio un principio “costituzionale per cui tutti i cittadini sono uguali”. Ha esultato anche l’alleato di governo Matteo Salvini: “Con la Lega dalle parole ai fatti”, ha commentato. Gli ex parlamentari hanno annunciato una class action contro i membri dell’ufficio di presidenza. Per gli ex oggi è intervenuto il presidente dell’associazione che li rappresenta Antonello Falomi: “Quella di oggi è una brutta pagina della storia di questo nostro disgraziato Paese. Le vere vittime non sono gli ex deputati, persone piuttosto anziane molte delle quali hanno gravi problemi di salute e di assistenza. Le vere vittime sono i cittadini italiani. Per loro non ci sarà più certezza dei diritti stabiliti dalle leggi. Per loro non ci saranno più parlamentari liberi di svolgere in piena autonomia il loro ruolo, ma parlamentari sottomessi ai condizionamenti economici e ai ricatti delle lobby e dei potenti di turno. Adesso parleranno avvocati e giudici e quando la legalità costituzionale sarà ripristinata chiederemo conto a quanti hanno alimentato una indegna campagna di criminalizzazione della politica e del Parlamento”. Nel merito degli eventuali “casi difficili”, Fico ha replicato dicendo che sono pronti a rivedere la decisione: “Se ci sono situazioni particolarmente difficili e complesse con dei paletti possono avere un riaumento del vitalizio ricalcolato. Devono fare domanda e dimostrare la documentazione e c’è un riaumento del vitalizio del 50%. Saranno poche situazioni di difficoltà. Noi non lasciamo indietro nessuno, è una delibera non punitiva”.

Migranti, Vaticano e vescovi “seguono” i preti e suore di periferia: “No alla chiusura dei porti, non è la soluzione”

Dopo il presidio di missionari e religiosi impegnati nelle periferie, le parole del segretario di Stato vaticano Parolin e del presidente dei vescovi Bassetti: "Che nessuno sia lasciato morire in mare, lo chiedo col cuore" Prima la Cei, poi il Vaticano. I vertici della Chiesa cattolica, anche di quella italiana, sembrano rispondere all’appello dei preti e delle suore “di periferia”, dei missionari e dei religiosi che si occupano degli ultimi, che con un digiuno a staffetta e con presidi di 10 giorni in piazza San Pietro e davanti alla Camera a Montecitorio manifestano non solo contro le politichesull’immigrazione del governo Conte, ma anche contro il silenzio – a loro dire – delle voci più autorevoli del cattolicesimo. Ora quel presunto silenzio si rompe.

Migranti: presidio magliette rosse a Trapani, restiamo umani Organizzatori,'no a muri migranti-città, M5s non segua Salvini'

Presidio antirazzista, con lo slogan 'Restiamo umani' scandito ad alta voce, al molo Ronciglio di Trapani dove è attesa la nave Diciotti della guardia costiera con 67 migranti a bordo. Tra i manifestanti domina il rosso: magliette, bandane e cappelli sono dello stesso colore diventato il simbolo della protesta a favore dell'apertura dei porti e l'accoglienza di migranti. All'iniziativa aderiscono diverse associazione, comprese Libera e Cgil che contestano i "muri che qualcuno vuole mettere fra i migranti e le nostre città" e invitano il Movimento 5 stelle a "non farsi trascinare da Salvini"

mercoledì 11 luglio 2018

Reddito di cittadinanza, per approvarlo bisogna cambiargli il nome

Visto che, come Nanni Moretti, siamo convinti che le parole siano importanti, oggi ci sentiamo di suggerire al Movimento 5 Stelle di cambiare nome al reddito di cittadinanza. Chiamarlo in una maniera diversa, utilizzando i termini esatti forniti dalla lingua italiana per definire un provvedimento del genere – e cioè sussidio di disoccupazione – può essere utile per rimettere al centro del dibattito politico ed economico i fatti a scapito della propaganda.
In estrema sintesi, il contratto di governo tra 5Stelle e Lega (nome in questo caso azzeccato) prevede che, dopo aver riformato i centri per l’impiego, lo Stato versi un mensile a chi dimostra di star cercando attivamente un lavoro. Come è noto l’idea, mutuata da quanto accade in quasi tutti i Paesi d’Europa, chiede in cambio al disoccupato la partecipazione a corsi di riqualificazione professionale, la disponibilità a lavorare in favore della collettività per otto ore alla settimana e lo obbliga ad accettare almeno una delle tre proposte d’assunzione che i centri gli sottoporranno. Al terzo rifiutoil sussidio non viene più erogato.
Discutere se nei bilanci dello Stato sia possibile trovare i soldi per garantire a tutti i disoccupati un beneficio del genere è certamente legittimo e anche utile. Diciassette miliardi di euro l’anno, e forse più, non sono una bazzecola. Altrettanto giusto è poi sottolineare che in un Paese come il nostro, dove il lavoro nero è diffusissimo, il rischio truffe è molto alto. E non è nemmeno sbagliato ragionare sull’importo mensile previsto dal contratto: 780 euro al mese sono probabilmente il minimo indispensabile per chi vive in grandi metropoli del nord come Milano o Torino. Ma potrebbero essere troppi per chi invece risiede in piccoli centri abitati delle regioni del Sud. Solo che questo tipo di dibattito, basato sulle cifre, sulle cose da fare e su quelle che si possono realisticamente fare, è in gran parte oscurato dal nome infelice dato alla futura riforma.
Le parole “reddito di cittadinanza” evocano l’idea che lo Stato debba versare soldi a chiunque sia nato qui, indipendentemente dalla sua voglia di lavorare e di rimettersi in gioco. Così Forza Italia e una parte del Pdpossono agevolmente evitare di entrare nel merito della proposta per rifugiarsi invece in un mantra lanciato da Matteo Renzi nel maggio di quest’anno: “Sono curioso di capire come Matteo Salvini giustificherà all’operoso Veneto l’accordo con il Movimento 5 Stelle per andare a pagare il reddito di cittadinanza a quelli che stanno fermi sul divano”. La battuta, anche se irrispettosa nei confronti degli oltre cinque milioni di poveri presenti in Italia (tra di loro ci sarà certamente qualche fannullone, ma pensare che lo siano tutti non sembra propriamente di sinistra), è politicamente efficace. Se invece le cose venissero chiamate col loro esatto nome crediamo che pure in Veneto nessun elettore, di qualunque colore politico esso sia, avrebbe nulla da ridire contro un sussidio versato a quel 6,3 per cento di corregionali attivamente alla ricerca di lavoro.
In Veneto il tasso di disoccupazione è il più basso d’Italia ed è ai livelli della Germania, ma proprio in Germania il sussidio esiste e funziona. Per questo pensiamo che anche in Veneto, se si usano le parole giuste, alla fine i cittadini chiederebbero una sola cosa a Luca Zaia, il loro governatore leghista: centri per l’impiego realmente efficienti, corsi di qualificazione professione di livello e un sistema in grado di far trovare alle imprese la manodopera che in regione spesso manca.

Migranti, : “Siamo alla follia: si odia il più debole. Ho paura di un ritorno al fascismo che è razzista per definizione”

La politica italiana sta investendo sull’odio nei confronti dei migranti. Non si odiano i responsabili delle situazioni di povertà e di miseria in Africa e altrove. No, si odia il più debole e il più povero. Questa è una follia totale“. Sono le parole pronunciate a In Onda (La7) dal fondatore di Emergency, Gino Strada, che aggiunge: “Tutto questo mi ricorda un processo incominciato circa un centinaio di anni fa. E ho paura che si ripeta. Mi riferisco al processo che porta al fascismo e al razzismo. Il fascismo è razzista per definizione. E non si basa sulla legittima paura dell’altro, ma sul rifiuto della differenza”. Gino Strada si rivolge anche al giornalista Tony Capuozzo, ospite in collegamento: “Ti conosco e so che sei una persona seria. Credo che tu ricorda il modo in cui si vive nei campi di detenzione libici. Si dorme per terra in una baracca di alluminio o cartone. Si mangia, nel caso migliore, due volte al giorno e ci si nutre con due patate bollite in un po’ di acqua. E’ giusto che la gente viva così? Chiedo se è giusto e non conveniente o politicamente corretto, perché queste sono tutte menate del cazzo della politica. Io credo che sia una ingiustizia, considerando le risorse che ci sono a disposizione”. Riguardo al business dell’accoglienza, il medico puntualizza: “Queste inchieste sono le benvenute. Cosa non funziona in queste vicende? Innanzitutto l’onestà. Ci vorrebbero più controlli da parte dello Stato, controlli di qualità e controlli sulle documentazioni dei migranti. Però bisogna anche smetterla di dare addosso alle ong in generale. Chi sbaglia deve andare in galera, non c’è dubbio. Ma devono poi anche impedirgli di mettere in piedi un’altra ong, quando esce dal carcere. Ma piantiamola con questa campagna diffamatoria nei confronti delle organizzazioni non governative e umanitarie, perché è totalmente fuori luogo ed è un boomerang terribile

domenica 8 luglio 2018


Maglietta rossa, l’iniziativa di Libera sui migranti. Salvini: “Che peccato, non l’ho trovata”. Don Ciotti: “Gliela porto io”

Sicurezza: sagre e feste annullate nei paesi: rispettare le norme costa ancora troppo. Appello dei sindaci a Salvini

Sicurezza: sagre e feste annullate nei paesi: rispettare le norme costa ancora troppo. Appello dei sindaci a Salvini
La circolare Gabrielli sulle norme sulla sicurezza in vigore da maggio 2017, nonostante le revisioni apportate la scorsa estate, restano un ostacolo per i Comuni. Decaro: "La successiva direttiva Morcone, che pure allarga le maglie della sicurezza sui piccoli eventi, non basta"

CONDIVIDI0 Migranti, viaggio nelle strutture di Tripoli “Duemila in gabbia: non ce ne stanno più”


Quasi duemila uomini in gabbia, benvenuti nel girone infernale di Trik al-Sikka, uno dei centri di detenzione co-gestiti dal governo di al-Sarraj e dalle organizzazioni umanitarie. Siamo nell’anticamera della morte, all’ultimo stadio, tra promiscuità, infezioni, risse sanguinose, cibo da vomitare e i volti increduli di uomini e ragazzi traditi pure dall’ultima speranza: “Non possiamo più accogliere migranti qui dentro, abbiamo superato la soglia base del doppio. La gente muore. Altri centri vengono chiusi per vari motivi e non sappiamo più dove mettere queste persone. Presto saremo costretti a non accoglierli più”