venerdì 20 marzo 2020

Da oggi si può chiedere la ricetta medica tramite mail o telefono Lo ha deciso la Protezione Civile per facilitare il lavoro dei medici di famiglia: ecco come funziona

È stata pubblicata un’ordinanza firmata dal capo della Protezione Civile Angelo Borrelli con cui si autorizza a chiedere e ottenere una ricetta medica dal proprio medico di base tramite mail o telefono. In sostanza, al momento in cui il medico emette la ricetta elettronica, è autorizzato a trasmettere il numero della stessa per via telematica e non ci sarà più bisogno del promemoria cartaceo (il foglio che di solito viene consegnato al momento della richiesta della ricetta). Il ministro della Salute Roberto Speranza ha detto che è «un passo avanti tecnologico che rende più efficiente tutto il Sistema sanitario nazionale».
L’ordinanza dice che il paziente può chiedere al medico il numero della ricetta elettronica in tre modi:
  • Tramite posta elettronica, indicando al medico il proprio indirizzi di posta certificata (PEC) o ordinaria;
  • Tramite SMS o app di messaggistica (per esempio WhatsApp);
  • A voce, per telefono.
Il medico che manda il numero della ricetta dovrà, secondo l’ordinanza, seguire alcune regole: nel caso la mandi tramite mail, dovrà mandare in allegato il promemoria della ricetta medica (quello che di solito viene stampato) su cui c’è scritto il numero e non copiandolo nel testo della mail. Nel caso in cui la mandi tramite SMS o app di messaggistica (WhatsApp) dovrà scrivere nel testo del messaggio con il numero della ricetta o inviare un’immagine del codice a barre del numero.
Nel caso in cui abbiate attivato il Fascicolo Sanitario Elettronico, la ricetta verrà inserita automaticamente nell’area personale dell’utente.

Coronavirus, un mese dal paziente 1 a Codogno La cronologia dei trenta giorni che hanno sconvolto l'Italia

E' passato un mese dalla notizia del primo contagiato da Coronavirus in Italia, il cosiddetto 'Paziente zero'. Da allora si è assistito ad un'escalation della diffusione dell'infezione e, parallelamente, si sono susseguite le misure adottate dal Governo per frenarne la corsa. Prima del 21 febbraio, il Covid-19 in Italia riguardava una coppia di cinesi in vacanza e i connazionali di ritorno dalla Cina messi in quarantena alla Cecchignola. Ecco una breve cronologia del Coronavirus in Italia.
21 FEBBRAIO - E' da poco passata la mezzanotte del 20 quando l'assessore al Welfare della Regione Lombardia, dà la notizia di un 38enne positivo al Covid-19 ricoverato all'ospedale di Codogno (Lodi). Nel corso della giornata saliranno a 15 i contagiati in Lombardia. E sempre il 21 si scopre un altro focolaio del virus, a Vo' Euganeo (Padova). In Veneto c'è anche il primo morto, un 78enne in ospedale a Padova. Sarà il primo di una lunga serie.
22 FEBBRAIO - Si allarga la popolazione dei contagiati ed il Governo prende con un decreto approvato nella notte le prime "misure speciali" per arginare la diffusione del virus, per ora limitate alle aree focolaio, il Lodigiano e Vo', 11 comuni in tutto: dal divieto di allontanamento e di ingresso con sanzioni penali per chi viola le prescrizioni, allo stop alle gite scolastiche in Italia e all'estero, alla chiusura di scuole, negozi e musei.
25 FEBBRAIO - Il contagio si allarga ad altre regioni: i contagiati salgono a 328, 11 le vittime ed il Governo attua una nuova stretta con un secondo decreto, pubblicato il giorno dopo in Gazzetta Ufficiale, che sostanzialmente estende ad Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Veneto, Piemonte e Liguria, le misure in vigore per gli 11 comuni-focolaio.
4 MARZO - Non si arresta il contagio: le vittime sfondano quota 100 ed il premier Giuseppe Conte firma un nuovo decreto che prevede lo stop fino al 15 marzo per università e scuole in tutta Italia. Forti restrizioni anche per teatri, cinema e tutte le manifestazioni in cui 'non sia possibile garantire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro'.
7 MARZO - Nella notte tra il 7 e l'8 marzo ancora un decreto per intera vietare ogni spostamento in Lombardia e in quattordici province di Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, Marche. Nella notte c'è la 'fuga' verso il Sud da diverse città del Nord, con assalto ai treni.
11 MARZO - Un altro decreto, con lo slogan 'Io resto a casa', estende a tutto il territorio nazionale quanto previsto per le 'zone rosse'. L'Italia è in clausura.
12 MARZO - Si supera la quota dei mille morti, i malati sono quasi 13mila.
18 MARZO - A Bergamo non c'è più posto nei cimiteri e fanno il giro del mondo le immagini dei camion dell'Esercito che trasportano le salme verso altre regioni. Intanto, il Governo vara il 'Cura Italia', decreto con una nuova serie di misure - molte economiche - per l'emergenza.
19 MARZO - Con 3.405 vittime, l'Italia supera la Cina nella conta dei morti per il Covid-19. I positivi sono diventati oltre 33mila.

giovedì 19 marzo 2020

Da merletti a mascherine, suore al lavoro

A Mercogliano benedettine realizzano dispositivi per la comunità 

Da merletti a mascherine, suore al lavoro © L'organizzazione è di quelle da far invidia a una fabbrica: turni che cominciano alle sei e fino all'ora del tramonto, secondo un modello improntato alla massima flessibilità: chi è libero lavora. Non siamo a Prato o in un distretto del tessile, ma nel monastero benedettino di Mercogliano, alle porte di Avellino. Dietro la macchina da cucire a produrre mascherine anti Coronavirus si alternano dieci monache fedeli al motto della casa 'Ora et labora'. A loro si è rivolto don Vitaliano Della Sala, un passato da no global in prima linea, ora parroco nel comune alle falde del Partenio con lo sguardo sempre rivolto al sociale. In farmacia i preziosi dispositivi di difesa dal virus sono introvabili, di qui la necessità di produrli in casa. E chi meglio delle suore, deve aver pensato don Vitaliano. A dare il ritmo alle laboriose sorelle ci pensa la madre generale del convento, suor Ildegarde: "Il ricamo da sempre fa parte della nostra tradizione - spiega all'ANSA - anche se con il tempo si va perdendo.
Ma tutte abbiamo sentito il desiderio di fare qualcosa che accompagnasse la preghiera e cosi' quando don Vitaliano ci ha chiesto una mano non abbiamo esitato". E siccome l'organizzazione è tutto in certe imprese, per prima cosa sono stati divisi i ruoli: "C'è chi cuce, chi taglia la tela, chi prepara l'elastico e chi stira. C'è chi lavora la mattina e chi il pomeriggio. Ci alterniamo, in modo che chi non è impegnato nella preghiera lavori alle mascherine". Quanto alla qualità del manufatto nulla da invidiare a quelle che si vedono comunemente in giro: "Non parliamo di mascherine chirurgiche - precisa suor Ildegarde - ma di quelle in uso alla popolazione. Tuttavia la nostra tela è resistente e di buona qualità. E l'elastico è stretto.
La suora che cuce è una sarta, sa come si fa. Ma tutta la comunità è coinvolta e tutte le sorelle danno un grande contributo. Ieri abbiamo consegnato a don Vitaliano le prime 60, ora stiamo lavorando a una seconda tranche". Non esistono ordinativi o tempi da rispettare: "Le produrremo - spiega la Madre Generale - fino a quando ce ne sarà bisogno. E se la richiesta aumenterà siamo pronte a incrementare il ritmo, e se serve a lavorare anche di sera nel nostro laboratorio. Contemporaneamente aumenteremo anche i momenti di preghiera perché il Signore dica presto basta a questa piaga". Non solo le benedettine di Mercogliano, nella stessa Diocesi anche le suore Oblate di Avellino stanno lavorando alla produzione di mascherine. Mentre il parroco di San Modestino, don Angelo Picariello, garantisce conforto ai fedeli celebrando messa a porte chiuse in diretta Facebook.