mercoledì 25 novembre 2020

È morto Maradona. Incantò il mondo con il suo "Pibe de oro" I media: "Un arresto cardiaco". Nel 1986 guidò l'Argentina sul tetto del mondo, fece sognare Napoli con due scudetti

 

Il calcio perde uno dei più grandi campioni di tutti i tempi. Diego Armando Maradona si è spento all'età di 60 anni dopo un arresto cardiorespiratorio che lo ha colto nella sua abitazione di tigre e gli è stato fatale. La notizia è stata diffusa dai media argentini e in particolare il quotidiano Clarin. Dieci giorni fa era stato dimesso dopo un delicato intervento per la rimozione di un coagulo di sangue alla testa.

 

·        




 




Pochi giocatori di calcio sono stati in grado di vincere da soli, trascinando la propria squadra alla vetta: Maradona ci riuscì con il Napoli e con l'Argentina, senza nulla togliere ai suoi compagni di squadra, alcuni dei quali molto bravi, e agli allenatori. Diego vinse due scudetti, all'ombra del Vesuvio, e portò l'Albiceleste sul tetto del mondo incantando con le sue giocate strepitose e persino con il suo diabolico gol di mano contro l'Inghilterra nel 1986. Per anni si è discusso su chi fosse stato il più grande di tutti, lui o Pelè? Non esiste una risposta certa ma solo indizi. E l'indizio più importante è questo: Diego giocò (e vinse) anche in Europa, Pelè segnò tantissimo e vinse ma rimase sempre nel suo Brasile, nonostante qualcuno (l'Inter) avesse provato a portarlo in Italia.

https://www.ilgiornale.it/sites/all/themes/ilgiornaledefault05/img/v4_ico_video_gallery.png Maradona torna in campo all'età di 54 anni

Pubblica sul tuo sito

El Pibe de oro, come lo chiamavano con affetto nella sua Argentina, ha lasciato un segno in tutto il mondo. Le sue prodezze col fatato piede sinistro, le micidiali punizioni e la capacità di ribaltare le situazioni, tirando fuori dal cilindro le giocate più impensate, lo pongono nell'Olimpo del football. Nella sua vita Diego ha alternato diversi alti e bassi: tra i gol e i successi più strabilianti, alla squalifica per doping, la ripresa e un nuovo exploit con la Nazionale ai Mondiali Usa del 1994 e la nuova squalifica, sempre per lo stesso motivo. L’alcol e la droga l'hanno accompagnato per diversi anni, portandolo in più di un'occasione tra la vita e la morte.

"Sogno di poter segnare un altro gol contro gli inglesi, stavolta con la mano destra!", raccontò perfidamente in un’intervista a France Football descrivendo quale sarebbe stato il regalo perfetto. Una battuta ma non solo: la voglia mai sopita di tornare a calcare l'erba verde di un campo da gioco e di riuscire a incantare tutti, come solo lui sapeva fare con le sue giocate.

Nato a Lanus il 30 ottobre 1960, Diego crebbe a Villa Fiorito, zona poco raccomandabile di Buenos Aires. Cominciò a giocare per strada, col pallone regalatogli dal cugino Beto, e nei campetti sterrati, mostrando subito doti non comuni. Tra la polvere e le baracche il piccolo Diego si conquistò il rispetto dei compagni, dribbling dopo dribbling, rete dopo rete. "Non avevamo la tv e a casa lavorava solo mio padre. Speravo sempre che potesse prendere un pallone e giocare con me, ma non poteva, si alzava alle quattro per andare in fabbrica. E dormivamo tutti nella stessa stanza, non avevamo spazio per vivere liberi", raccontò a Maurizio Costanzo nel 2017. "Non ho avuto giocattoli ma amore. Ero il quinto dei fratelli: eravamo in 10 a mangiare". La prima grande occasione arriva grazie alle "Cebollitas" (cipolline), le giovanili dell’Argentinos Junior allenati da Francisco Cornejo, un grande scopritore di talenti. Non credevano che avesse solo dieci anni e gli chiesero un documento, ma lui il giorno del provino non lo aveva portato con sé. A undici anni durante l’intervallo di una partita dell'Argentinos si mise a palleggiare in mezzo al campo e, il giorno dopo, il quotidiano El Clarín in un articolo parlò di un giovane fenomeno chiamato "Diego Armando Caradona". Sbagliarono una lettera ma capirono subito che quello sarebbe diventato un fenomeno.

A soli sedici anni diventa professionista e, dopo poche apparizioni, trova un posto da titolare. Due anni dopo è capocannoniere con 22 gol. Nel 1979 e nel 1980 vince il Pallone d'Oro sudamericano e nel 1981 passa al Boca Juniors, antichissimo club fondato dagli emigranti genovesi. Lo stadio del Boca, la Bombonera, è il nuovo teatro dove si ebibisce Diego. Fa 28 gol in 40 partite ma il club ha bisogno di soldi e non resiste ai 12 miliardi offerti dal Barcellona. A dire il vero, come raccontò lo stesso Diego, fu a un passo dalla Juve: "Mi contattarono tramite Omar Sivori. Ma io ero troppo piccolo e non volevo lasciare l’Argentina. Poi l’avvocato Agnelli aveva un grosso problema con la Fiat. Portare un giocatore costoso come me poteva far restare male tutti gli operai". In Catalogna Maradona fa vedere grandi cose, intervallate dagli infortuni, frequenti a causa del trattamento a cui viene sottoposto dai difensori. Pur essendo un fuoriclasse non sboccia mai l'amore con il Barça e i suoi tifosi. Nel 1984 il Napoli dell'ingegner Corrado Ferlaino lo ingaggiò per 13 miliardi e mezzo di lire (con l'aiuto di un pool di banche e del sindaco Dc Vincenzo Scotti). Il suo ingresso allo stadio San Paolo fu una festa maestosa: ottantamila persone pagarono mille lire ciascuna solo per vederlo. Con il Napoli Maradona vincerà due scudetti, una Coppa Italia e una Coppa Uefa.

https://www.ilgiornale.it/sites/all/themes/ilgiornaledefault05/img/v4_ico_video_gallery.png L'abbraccio fra Papa Francesco e Maradona

Pubblica sul tuo sito

Nei campionati del mondo disputatisi in Messico, nel 1986, Diego letteralmente trascinò i suoi compagni sul tetto del mondo con 5 gol e cinque assist. Nelle sette partite l'Argentina vinse sempre, tranne una volta (1-1 con l'Italia). Nei quarti di finale contro l'Inghilterra due gol: il primo passò alla storia come "la mano de Dios", con il pallone buttato in rete con il pugno; il secondo, invece, fu definito "il gol del secolo", con una serie impressionante di dribbling e giocatori scartati, dal centrocampo fino alla porta, e la palla messa in rete. Altri due gol in semifinale contro il Belgio e, nella finale contro la Germania, l'assist per il decisivo 3-2 messo a segno da Burruchaga.

Quattro anni dopo con i Mondiali in Italia l'Argentina arrivò di nuovo in finale, stavolta perdendo contro la Germania. Prima della partita, che si giocò allo stadio Olimpico di Roma, al coro di fischi piovuti dagli spalti Maradona rispose esclamando "hijos de puta" a favore di telecamere. La profonda avversità italiana nei suoi confronti era nata perché nella semifinale di Napoli contro l'Italia Diego era stato abile nel portare gran parte dei tifosi dalla sua parte. La partita finì 1-1 e si risolse ai rigori a favore dell'Argentina, ma tanto rammarico lasciò qualle Nazionale azzurra di Vicini, a detta di molti la più forte di tutti in quell'edizione dei Mondiali.

https://www.ilgiornale.it/sites/all/themes/ilgiornaledefault05/img/v4_ico_video_gallery.png Maradona a Napoli: pugno sul cuore per salutare il suo popolo

Pubblica sul tuo sito

Ma torniamo a Maradona. Se avesse avuto una vita più "regolare" o, come diremmo oggi, più da professionista, probabilmente Diego avrebbe potuto calcare i campi diversi anni in più e vincere ancora altri trofei. Ma gli eccessi e l'eterna difficoltà nel gestire i rapporti con chi gli stava intorno facevano parte, nel bene e nel male, della sua vita. Un Diego "normale" forse non sarebbe mai arrivato dov'è stato in grado di arrivare.

 



venerdì 20 novembre 2020

Sant'Angelo dei Lombardi. Foto inedite dopo il sisma Irpinia 23.11.1980

 Nessuno articolo, le immagini pubblicate parlano da sole



















Riproduzione vietata; proprietà del "Il Cassanese l'eco dell'Irpinia" Foto scattate da Alvino Mario il 30.11.1980

martedì 17 novembre 2020

La requisitoria di Pertini Denunciò il ritardo dei soccorsi, fu slancio per la moderna protezione civile






Il terremoto di magnitudo 6.9 che 40 anni fa, il 23 novembre 1980, colpì l'Irpinia e la Basilicata, provocando oltre tremila morti, costituì un punto di svolta nell'organizzazione di un sistema di protezione civile in Italia.

Fu la "requisitoria" dell'allora presidente della Repubblica Sandro Pertini - che parlò in televisione dopo aver verificato di persona, tra le macerie, l'inefficienza dello Stato nell'organizzazione dei soccorsi - che segnò un'inversione di tendenza e determinò in pochi mesi l'elaborazione di un sistema di cooperazione tra Stato, Regioni ed enti locali sul quale si fonda oggi la struttura della Protezione Civile nazionale.

"Italiane e italiani - disse con voce severa Pertini quattro giorni dopo il terremoto - sono tornato ieri sera dalle zone devastate dalla tremenda catastrofe sismica. Ho assistito a degli spettacoli che mai dimenticherò. Interi paesi rasi al suolo; la disperazione poi dei sopravvissuti vivrà nel mio animo".

Pertini denunciò che "a distanza di 48 ore" dal sisma "non erano ancora giunti in quei paesi gli aiuti necessari", mentre "ancora dalle macerie si levavano gemiti, grida di disperazione di sepolti vivi". Pertini ricordò che nel 1970 in Parlamento furono votate leggi riguardanti le calamità naturali. "Vengo a sapere adesso - disse - che non sono stati attuati i regolamenti di esecuzione di queste leggi. E mi chiedo: se questi centri di soccorso immediati sono stati istituiti, perche' non hanno funzionato? Perche' a distanza di 48 ore non si è fatta sentire la loro presenza in queste zone devastate?". Il Capo dello Stato raccontò il dramma di bambini rimasti orfani, di superstiti che avevano perso le loro case, e ribadì con fermezza: "Vi sono state delle mancanze gravi, non vi è dubbio, e quindi chi ha mancato deve essere colpito, come è stato colpito il prefetto di Avellino, che è stato rimosso giustamente dalla sua carica. Adesso non si può pensare soltanto ad inviare tende in quelle zone. Sta piovendo, si avvicina l'inverno, e con l' inverno il freddo. E quindi è assurdo pensare di ricoverare, pensare di far passare l'inverno ai superstiti sotto queste tende. Bisogna pensare a ricoverarli in alloggi questi superstiti. E poi bisogna pensare a una casa per loro".

Al riguardo Pertini ricordò il terremoto del Belice del 1968 e un colloquio avuto qualche tempo prima a Palermo: "Venne il parroco di Santa Ninfa con i suoi concittadini - disse Pertini - a lamentare questo: che a distanza di 13 anni nel Belice non sono state ancora costruite le case promesse. I terremotati vivono ancora in baracche: eppure allora fu stanziato il denaro necessario. Le somme necessarie furono stanziate. Mi chiedo: dove è andato a finire questo denaro? Chi è che ha speculato su questa disgrazia del Belice? E se vi è qualcuno che ha speculato, io chiedo: costui è in carcere, come dovrebbe essere in carcere? Perche' l' infamia maggiore, per me, è quella di speculare sulle disgrazie altrui. Quindi, non si ripeta, per carità, quanto e' avvenuto nel Belice, perché sarebbe un affronto non solo alle vittime di questo disastro sismico, ma sarebbe un'offesa che toccherebbe la coscienza di tutti gli italiani, della nazione intera e della mia prima di tutto. Quindi si provveda seriamente, si veda di dare a costoro al più presto, a tutte le famiglie, una casa".

Pertini tornò poi sui ritardi normativi, e disse: "Non vi è bisogno di nuove leggi, la legge esiste. Si applichi questa legge e si dia vita a questi regolamenti di esecuzione" (che furono approvati circa tre mesi dopo, nel febbraio 1981). E ribadì: "Si cerchi subito di portare soccorsi ai superstiti e di ricoverarli non in tende ma in alloggi dove possano passare l'inverno e attendere che sia risolta la loro situazione. Perché un appello voglio rivolgere a voi, italiane e italiani, senza retorica, un appello che sorge dal mio cuore, di un uomo che ha assistito a tante tragedie, a degli spettacoli, che mai dimenticherà, di dolore e di disperazione in quei paesi. A tutte le italiane e gli italiani: qui non c'entra la politica, qui c'entra la solidarietà umana, tutte le italiane e gli italiani devono mobilitarsi per andare in aiuto a questi fratelli colpiti da questa nuova sciagura.
    Perche', credetemi - concluse il Capo dello Stato - il modo migliore di ricordare i morti è quello di pensare ai vivi".

Irpinia, Wojtyla tra le macerie

 "Arriva il Papa. Arriva il Papa".

La voce si diffuse rapidamente, ma Balvano, con le sue ferite ancora troppo vive, sembrava insensibile a quella visita. Sono passati 40 anni da quel 25 novembre 1980: due sere prima, alle 19.34 del 23 novembre, la furia del terremoto abbattutasi sul paese aveva fatto 77 morti, messi in fila nel cortile dell'asilo comunale, in attesa di sepoltura quando sarebbe stato possibile.

    Il soffitto della Chiesa, venuto giù mentre si celebrava la messa serale, aveva ucciso una sessantina di bambini.
    Tra le macerie di un paese quasi raso al suolo, Pierangelo Piegari, giornalista della Rai (morto il 23 settembre 2015), attendeva l'arrivo di Giovanni Paolo II, pellegrino tra i superstiti per portare una parola di conforto.

    Quel 25 novembre di 40 anni fa - raccontò Piegari all'ANSA qualche tempo prima di morire - il giornalista aveva già pronta una domanda: "Santità, tanto dolore cancella la fede?". Ma quando mai avrebbe potuto porre quell'interrogativo al Papa...
    Una sirena annunciò l'arrivo del corteo, non c'era cerimoniale, si fece subito una gran confusione e Wojtyla restò imprigionato nella sua auto proprio davanti alla troupe televisiva. "Approfittai del trambusto - raccontò Piegari - e feci cenno al Papa di tirare giù il finestrino. Il vetro si abbassò lentamente, mi fu regalato un sorriso, ebbi un brivido nell'anima e, allungando il microfono, chiesi: 'Santità, tra tanti lutti, tra tanta sofferenza, la gente non prega più, perché?'".

    Un attimo interminabile di silenzio e poi la risposta: "Non è vero che non pregano più - disse Giovanni Paolo II - questa loro grande sofferenza è preghiera, qui stanno pregando con la sofferenza. A volte, quando il dolore è troppo forte, la gente perde il senso della parole, bisogna capirla e darle il tempo che lo ritrovi".

    Intorno alla macchina era tornata un po' di calma e un ufficiale dei carabinieri aprì la portiera e portò via il Papa al giornalista. "Non ci credevo, il Papa, in strada, aveva risposto ad una mia domanda. Avevo intervistato il Papa..", realizzò Piegari.
    "Non mollammo", ricordò Piegari, e la troupe percorse un tratto di strada, tra le macerie, accanto al Papa, profondamente turbato dalle scene apocalittiche che aveva davanti agli occhi. Nella piazza di Balvano un tavolino traballante fu il pulpito.

    "Il Papa - raccontò Piegari - mi chiese la mano per aiutarlo a salire. Mi regalò un altro sorriso. In quegli attimi si era stabilito un rapporto solidale di affetto e simpatia". Da quel tavolino Giovanni Paolo II impartì la benedizione. Poi disse alcune parole e negli occhi della gente tornarono ancora le lacrime, quelle poche che erano rimaste. "Ad un tratto - ricordò il giornalista - il Papa, guardandomi, ritornò su quel breve dialogo al microfono: 'Qualcuno mi ha detto che dopo tanto dolore non pregate più. E finì il suo discorso su come la sofferenza è preghiera. Scese dal tavolino del bar tra i superstiti, alzò gli occhi verso il castello distrutto, abbracciò tanta gente ed andò via con il sorriso ed il mantello bianco sporco di polvere". 

I numeri del terremoto in Irpinia: magnitudo 6.9, oltre 2500 morti Interi comuni rasi al suolo, oltre 300 mila sfollati


 Il terremoto che 40 anni fa, il 23 novembre 1980, alle ore 19.34 circa, colpì l'Irpinia, la Basilicata e una limitata area della Puglia, ebbe una magnitudo di 6.9 (pari a circa il decimo grado della scala Mercalli) e - secondo le stime più accreditate - causò 2.570 morti (2.914, secondo altre fonti), 8.848 feriti e circa 300 mila senzatetto.Alcuni comuni vicini all'epicentro - tra i quali Sant'Angelo dei Lombardi, Lioni, Conza della Campania, Castelnuovo di Conza, Santomenna, Laviano, Muro Lucano - furono quasi rasi al suolo, altri gravemente danneggiati.La frattura generata nel sottosuolo dal sisma raggiunse la superficie terrestre generando una scarpata di faglia visibile per circa 38 chilometri. Dei 679 comuni delle otto province interessate dal sisma (Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Napoli, Potenza, Salerno e Foggia), 506 (il 74%) ebbero danni da disastrosi a lievi. Le tre province maggiormente colpite furono quelle di Avellino (103 comuni), Salerno (66) e Potenza (45).Trentasei comuni dell'area epicentrale ebbero circa 20.000 alloggi distrutti o irrecuperabili. In 244 comuni (non epicentrali) delle province di Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Foggia, Napoli, Potenza e Salerno, altri 50.000 alloggi subirono danni da gravissimi a medio-gravi. Ulteriori 30.000 alloggi lo furono in maniera lieve.



lunedì 16 novembre 2020

Covid: Moderna annuncia vaccino 'efficace al 94.5%'. Fauci: 'Dati straordinari' La conservazione 'a temperature standard'. Anche il vaccino Janssen nella fase 3 della sperimentazione


 Il candidato vaccino anti-Covid messo a punto dall'azienda statunitense Moderna è efficace al 94,5%. L'annuncio è arrivato dalla stessa azienda, accendendo l'entusiasmo delle Borse. Un annuncio che segue quello di pochi giorni fa del colosso Pfizer, il cui vaccino si sarebbe dimostrato invece efficace al 90%. I dati di Moderna "sono straordinari, un'efficacia al 94.5% è impressionante. Ora, dopo i risultati simili annunciati la scorsa settimana sull'altro vaccino della Pfizer, possiamo prevedere finalmente un impatto sulla pandemia. E' un grosso passo avanti", ha commentato Anthony Fauci, immunologo e direttore dell'Istituto Nazionale Malattie Infettive Usa (Niaid), che ha collaborato allo studio sul candidato vaccino. "Prevediamo - ha quindi annunciato - dosi di entrambi i vaccini a fine dicembre per le categorie ad alto rischio". Vari candidati vaccini sembrano dunque avvicinarsi sempre più al traguardo, anche se le sperimentazioni non sono ancora concluse. E l'Europa anticipa i tempi attraverso accordi con diverse aziende al fine garantire un adeguato approvvigionamento.

"Domani autorizziamo un nuovo contratto con Curevac per il vaccino contro il Covid-19, che ci permetterà di assicurarci fino a 405 milioni di dosi. Questo è il quinto contratto per il nostro portafogli di vaccini e stiamo lavorando ad un sesto con Moderna", ha annunciato la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. In questa fase, ha precisato, "non sappiamo ancora quale vaccino si rivelerà efficace. L'Ema li autorizzerà solo dopo una valutazione attenta ed è per questo motivo che abbiamo bisogno di un portafogli di vaccini ampio e basato su tecnologie diverse". Ogni Stato membro, ha inoltre assicurato, "riceverà il vaccino allo stesso tempo, su base percentuale, e alle stesse condizioni". Lo studio COVE per il vaccino mRNA-1273 di Moderna ha arruolato 30mila partecipanti e sono state somministrate al campione due dosi. La prima analisi preliminare ha visto 95 partecipanti con casi confermati di Covid-19. Di questi, 90 facevano parte del gruppo cui è stato dato un placebo e 5 nel gruppo cui è stato somministrato il vaccino.

Moderna intende ora presentare una richiesta d'autorizzazione all'uso per emergenza all'ente statunitense per il controllo dei farmaci Fda. Questa analisi preliminare "positiva del nostro studio di Fase 3 ci ha dato la prima conferma clinica che il nostro vaccino può prevenire Covid-19, incluse le forme gravi", ha dichiarato Stéphane Bancel, ad di Moderna. Il vaccino mRNA-1273 presenta anche facilità di distribuzione e stoccaggio dal momento che per la sua conservazione non sono necessarie temperature troppo basse. Rimane infatti stabile a temperature standard di refrigerazione tra 2° e 8° C per 30 giorni, e si prevedono condizioni di trasporto e conservazione a lungo termine a temperature standard da congelatore di -20° C per 6 mesi. L'azienda prevede di disporre di circa 20 milioni di dosi entro la fine del 2020 da destinare agli Usa e fa sapere di essere "sulla buona strada" per la produzione totale di 500 milioni-1 miliardo di dosi nel 2021.

domenica 15 novembre 2020

Covid in Italia già da settembre 2019, lo dice uno studio dell'Istituto dei tumori di Milano Trovati anticorpi in un gruppo di screening per il tumore al polmone

 

Il virus SarsCov2 circolava in Italia già a settembre 2019, dunque ben prima di quanto si pensato finora. La conferma arriva da uno studio dell'Istituto dei tumori di Milano e dell'università di Siena, che ha come primo firmatario il direttore scientifico Giovanni Apolone, pubblicato sulla rivista Tumori Journal.

Analizzando i campioni di 959 persone, tutte asintomatiche, che avevano partecipato agli screening per il tumore al polmone tra settembre 2019 e marzo 2020, l'11,6% (111 su 959) di queste persone aveva gli anticorpi al coronavirus, di cui il 14% già a settembre, il 30% nella seconda settimana di febbraio 2020, e il maggior numero (53,2%) in Lombardia. 
 

40 anni sisma Irpinia, una ricostruzione infinita Quasi 3000 morti. Case recuperate, su industrie mani sciacalli

  

Cassano Irpino 15 NOV - Paesi bellissimi e suggestivi rasi al suolo, una tragedia umana enorme segnata da quasi tremila morti, più di ottomila feriti e 300mila senzatetto: sono passati 40 anni da quel terribile terremoto di magnitudo 6.9 che alle 19.34 del 23 novembre 1980 colpì la Campania e la Basilicata, lasciandole profondamente martoriate. Simbolo di quella tragedia restano il crollo della Chiesa Madre di Balvano (Potenza) ) che seppellì 66 persone, per la maggior parte bambini e la chiesa madre di Sant'Angelo dei Lombardi (Avellino

Oggi in quei territori la ricostruzione è quasi completata, ma la ricorrenza del 40/o anniversario restituisce ricordi drammatici. Non solo per i lutti e le rovine, ma anche per i ritardi nei soccorsi, per l'esasperante lentezza che ha accompagnato il processo di ricostruzione delle case, per le ruberie di tanti sciacalli, che hanno allungato le mani sulle ingentissime risorse stanziate dallo Stato - oltre 50mila miliardi di lire - ridimensionando ai minimi termini il futuro di sviluppo industriale che era stato disegnato per quelle aree. Nella foto sopra Cattedrale Sant'Angelo dei Lombardi.

venerdì 13 novembre 2020

La Campania e la Toscana sono diventate 'zona rossa'. De Luca: 'Governo vada a casa' La Campania e la Toscana sono diventate 'zona rossa'. De Luca: 'Governo vada a casa' Ed Emilia Romagna, Friuli e Marche sono 'zona arancione'. Il ministro della Salute Roberto Speranza firmerà stasera l'ordinanza

 La Campania e la Toscana sono diventate 'zona rossa'. Il Ministro della Salute Roberto Speranza firmerà in serata una nuova ordinanza che andrà in vigore a partire da domenica 15 Novembre. Passano in area rossa le regioni Campania e Toscana e in area arancione le regioni Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Marche.

CAMPANIA - "Noi eravamo per chiudere tutto ad ottobre, per un mese, per avere una operazione di fermo del contagio e che ci avrebbe fatto stare tranquilli a Natale.

Da sempre abbiamo avuto una linea di rigore più degli altri, da soli. Il Governo ha fatto un'altra scelta, ha deciso di fare iniziative progressive, di prendere provvedimenti sminuzzati, facendo la scelta della cosiddetta risposta proporzionale, più aumenta contagio più prendiamo provvedimenti. Una scelta totalmente sbagliata, perché il contagio non aumenta in modo lineare, ma esponenziale". Così il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, in diretta Fb. "Questa scelta del Governo - aggiunge - ha fatto perdere due mesi preziosi, nel corso dei quali abbiamo avuto un incremento drammatico di contagi e decessi". Definisce una "scelta scriteriata la divisione in zone dell'Italia". E torna a parlare della scuola: "Hanno deciso che bisognava tenerle aperte. Ricordate le dichiarazioni della Azzolina supportate dal presidente del Consiglio. Ora hanno fatto ciò che noi abbiamo fatto un mese fa e nessuno ha chiesto scusa".  "Fatti salvi 3-4 ministri non è un governo, anziché andare allo sbaraglio sarebbe meglio avere un Governo che non produca il caos che è stato prodotto in Italia. In queste condizioni meglio mandare a casa il Governo", rincara la dose De Luca, in diretta Fb. "Se bisogna stare al governo con questi personaggi sarebbe meglio mandare a casa questo governo - ha sottolineato - perchè non è tollerabile, ho detto a qualche esponente del Pd, alcun rapporto di collaborazione con ministri come Spadafora che ha raccontato bestialità o con il signore di cui ho fatto il nome (Luigi Di Maio, ndr) che ho sfidato ad un dibattitto pubblico già anni fa e rinnovo l'invito in diretta tv sperando che non faccia il coniglio come ha fatto nei 3-4 anni precedenti". 'Ora mi sento fortemente di chiedere al Governo, così come ho chiesto al presidente del Consiglio in una lettera indirizzata qualche giorno fa, ristori economici immediati perchè la città non può pagare sulla propria pelle una zona rossa che, se ci fosse stato sul piano sanitario un lavoro diverso nei mesi successivi al lockdown, poteva essere evitata''. Così il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, in un video su facebook appresa la notizia che la Campania è zona rossa.

mercoledì 11 novembre 2020

Bruxelles dà via libera a contratto Pfizer-Biontech Fino a 300 milioni di dosi

 Il collegio dei commissari dell'Ue ha dato il via libera a sottoscrivere il contratto per il vaccino anti-Covid 19 con Pfizer-Biontech, fino a 300 milioni di dosi. Lo ha annunciato il portavoce dell'Esecutivo comunitario, Eric Mamer.

Rafforzare il mandato del Centro europeo per la prevenzione ed il controllo delle malattie (Ecdc) affinché possa avanzare "raccomandazioni in tempo reale", compresa la "dichiarazione di una situazione di emergenza a livello Ue", con l'attivazione di meccanismi di risposta comune. E' una delle proposte per gettare le fondamenta dell'Unione della salute, illustrate dalla commissaria alla Salute, Stella Kyriakides, che prevede, tra l'altro, la creazione di "una task force da mobilitare rapidamente" in seno all'Ecdc, a sostegno degli Stati membri.

Le proposte per gettare le fondamenta dell'Unione della salute saranno discusse nella seduta odierna del collegio dei commissari, aveva scritto in precedenza la presidente della Commissione europea, Ursula von Der Leyen, su Twitter.  

lunedì 9 novembre 2020

Per Burioni il vaccino Pfizer potrebbe essere «la fine di questo incubo» Il virologo ha commentato la notizia dell'efficacia del vaccino Pfizer al 90%

 La fine di questo incubo. Così Burioni ha definito, potenzialmente, la notizia dell’efficacia del vaccino Pfizer. Nella giornata di oggi è arrivato l’annuncio che ci fa ben sperare durante questa seconda, durissima ondata di coronavirus che sta mettendo alla prova il mondo intero e che in Italia sta mettendo in ginocchio il sistema sanitario. Il virologo Roberto Burioni ha commentato la notizia sottolineando che dobbiamo «tenere duro perché tra poco potrebbe arrivare la conferma definitiva dell’efficacia».

Efficacia vaccino Pfizer al 90%

Il vaccino prodotto dall’americana Pfizer insieme al partner tedesco BioNTech avrebbe un’efficacia al di sopra delle aspettative pari al 90%, come dimostrano gli ultimi dati della sperimentazione comunicati oggi a tutto il mondo. Il vaccino si trova ora nella terza fase e l’azienda ha comunicato di poterne produrre 20-30 milioni entro la fine dell’anno che diventeranno  1,3 miliardi nel 2021. Il virologo ha commentato la notizia sul suo sito di divulgazione scientifica e sembra ottimista al riguardo, facendo un paragone calcistico: «Siamo al decimo del secondo tempo e stiamo vincendo 3 a zero».

Pfizer Burioni: «Il vaccino è ragionevolmente sicuro»

Non esita a definirlo «ragionevolmente sicuro», dato dimostrato «in studi di fase 1 e 2». La sperimentazione del farmaco, spiega Burioni, ha coinvolto 44 mia persone divise in due gruppi. 21 mila di queste sono state vaccinate e le restanti 21 mila no; nessuno dei partecipanti sapeva il gruppo di appartenenza. «Una settimana dopo la seconda (e ultima) dose di vaccino», ha spiegato Burioni, «i ricercatori hanno cominciato a contare i casi di COVID-19 che si sono verificati nei due gruppi». Il risultato – finora – è che si sono verificati 94 casi di contagi «e pare che siano quasi tutti tra i non vaccinati». Burioni informa che per terminare lo studio occorre «arrivare a 156 infettati e le cose potrebbero anche cambiare».

Ecco le nuove cinque regioni arancioni da mercoledì 11 novembre Il ministro Roberto Speranza ha firmato questa ordinanza che avrà effetto mercoledì

 Sta cambiando la mappa dell’Italia con cinque nuove regioni zona arancione. Il governatore dell’Abruzzo Marco Marsilio ha anticipato che il ministro della Salute Roberto Speranza ha appena firmato un’ordinanza per far passare l’Abruzzo, l’Umbria, la Toscana, la Basilicata e la Liguria da zona gialla a zona arancione. Le regole di queste zone sono molto più stringenti e limitano persino la mobilità tra comuni. Sarà consentito lo spostamento soltanto all’interno dello stesso comune mentre per muoversi tra paesi o città limitrofe sarà necessaria l’autocertificazione soltanto per ragioni di lavoro e di salute.



giovedì 5 novembre 2020

Covid-19, in Gazzetta Ufficiale il nuovo Dpcm del Governo. Tre aree di rischio

 Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il nuovo Dpcm firmato il 3 novembre scorso dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte contenente ulteriori misure stringenti per contrastare la diffusione del nuovo coronavirus. Le nuove misure sono state assunte in seguito all’analisi dei dati epidemiologici sulla diffusione dell’epidemia. Il Decreto individua tre aree, corrispondenti ad altrettanti scenari di rischio, per le quali sono previste misure modulari. Nella fascia riservata alle Regioni a rischio di massima gravità, con scenario 4 (cosiddetta area rossa) sono concentrate le misure più restrittive; nella fascia per le Regioni a rischio alto ma compatibili con lo scenario 3 (cosiddetta area arancione), sono previste misure lievemente meno restrittive, nella terza fascia, quella per tutto il territorio nazionale, rientrano le restanti Regioni (cosiddetta area gialla). L’inserimento, o l’uscita, di una Regione all’interno di una delle aree, con la conseguente applicazione delle misure previste per quello specifico livello di rischio, avverrà con Ordinanza del Ministro della Salute, sentiti i presidenti delle Regioni interessate, e dipenderà dal coefficiente di rischio raggiunto dalla Regione, certificato dal Report ufficiale dell’Istituto Superiore di Sanità in base a specifici parametri, e dall’andamento della curva epidemica. Le misure contenute nel Dpcm entrano in vigore il 6 novembre e restano vigenti fino al 3 dicembre. Nello specifico nell'area gialla sono attualmente ricomprese le seguenti Regioni: Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Province di Trento e Bolzano, Sardegna, Toscana, Umbria, Veneto.

Nell'area arancione: Puglia, Sicilia.

Nell'area rossa: Calabria, Lombardia, Piemonte, Valle d'Aosta.

Nell'area gialla è previsto il coprifuoco dalle 22 alle 5 del mattino salvo comprovati motivi di lavoro, necessità e salute, con la raccomandazione di non spostarsi se non per motivi di salute, lavoro, studio, situazioni di necessità. Per i centri commerciali è prevista la chiusura nei giorni festivi e prefestivi ad eccezione delle farmacie, parafarmacie, punti vendita di generi alimentari, tabaccherie ed edicole al loro interno mentre mostre e musei sono sempre chiusi. Il Dpcm introduce poi la didattica a distanza per le scuole superiori, fatta eccezione per gli studenti con disabilità e in caso di uso di laboratori; mentre è prevista la didattica in presenza per scuole dell'infanzia, scuole elementari e scuole medie. Sono chiuse anche le università, salvo alcune attività per le matricole e per i laboratori. Per quanto concerne il trasporto pubblico è prevista una riduzione dei passeggeri fino al 50%, ad eccezione dei mezzi di trasporto scolastico. Le attività di sale giochi, sale scommesse, bingo e slot machine sono sospese. Per bar e ristoranti è prevista l'interruzione della somministrazione in sede dalle 18 mentre resta consentito l'asporto fino alle ore 22 e per la consegna a domicilio non ci sono restrizioni. Restano chiuse piscine, palestre, teatri, cinema. Restano aperti i centri sportivi. Nell'area arancione è previsto il coprifuoco dalle 22 alle 5 del mattino salvo comprovati motivi di lavoro, necessità e salute, con la raccomandazione di non spostarsi se non per motivi di salute, lavoro, studio, situazioni di necessità e sono vietati gli spostamenti in entrata e in uscita da una Regione all'altra e da un Comune all'altro, salvo comprovati motivi con la raccomandazione di evitare spostamenti non necessari nel corso della giornata anche all'interno del proprio Comune. Bar e ristoranti sono chiusi 7 giorni su 7 mentre resta consentito l'asporto fino alle ore 22 e per la consegna a domicilio non ci sono restrizioni. Per i centri commerciali è prevista la chiusura nei giorni festivi e prefestivi ad eccezione delle farmacie, parafarmacie, punti vendita di generi alimentari, tabaccherie ed edicole al loro interno mentre mostre e musei sono sempre chiusi. Per quanto concerne il trasporto pubblico è prevista una riduzione dei passeggeri fino al 50%, ad eccezione dei mezzi di trasporto scolastico. Le attività di sale giochi, sale scommesse, bingo e slot machine sono sospese (anche nei bar e nelle tabaccherie). Restano chiuse piscine, palestre, teatri, cinema. Restano aperti i centri sportivi. Nell'area rossa è vietato ogni spostamento anche all'interno del proprio Comune, in qualsiasi orario, salvo che per motivi di lavoro, necessità e salute, sono di conseguenza vietati gli spostamenti da una Regione all'altra e da un Comune all'altro. Bar e ristoranti sono chiusi 7 giorni su 7 mentre resta consentito l'asporto fino alle ore 22 e per la consegna a domicilio non ci sono restrizioni. I negozi sono chiusi fatta eccezione per supermercati, beni alimentari e di necessità. Restano aperte edicole, tabaccherie, farmacie e parafarmacie, lavanderie, parrucchieri e barbieri. Chiusi i centri estetici. È prevista la didattica a distanza per la scuola secondaria di secondo grado, per le classi di seconda e terza media. Restano aperte, quindi, solo le scuole dell'infanzia, le scuole elementari e la prima media. Sono chiuse anche le università, salvo specifiche eccezioni. Sono sospese tutte le competizioni sportive salvo quelle riconosciute di interesse nazionale dal CONI e CIP, così come sono sospese le attività nei centri sportivi. Resta consentito svolgere attività motoria nei pressi della propria abitazione e attività sportiva solo all'aperto in forma individuale. Sono chiusi musei e mostre, teatri, cinema, palestre, attività di sale giochi, sale scommesse, bingo (anche nei bar e nelle tabaccherie). Per i mezzi di trasporto pubblico è consentito il riempimento solo fino al 50%, fatta eccezione per i mezzi di trasporto scolastico.





mercoledì 4 novembre 2020

Covid, la Campania è «zona arancione»: ecco cosa si può fare e cosa è vietato

 

La Campania – è al livello di rischio 3, area intermedia, convenzionalmente chiamata «zona arancione». Cosa significa? Cosa cambia e cosa resta immutato nei comportamenti richiesti ai cittadini per limitare i rischi del contagio? Il panorama preciso sarà definito quando il governatore campano Vincenzo De Luca emanerà una nuova ordinanza tesa ad armonizzare le prescrizioni già in vigore con quelle nazionali. Le regioni, infatti, possono comunque sempre adottare misure più stringenti rispetto a quelle nazionali, come già successo, in Campania, per la scuola. Resta ferma la possibiltà che, col mutare del quadro epidemiologico, una regione scivoli in un diverso scenario di rischio e cambi, dunque, colore.


Ma nel frattempo vediamo quali sono le misure nazionali previste per le zone arancioni, destinate a restare in vigore 15 giorni. «Coprifuoco» alle 22 Analogamente a quanto previsto per tutte le regioni d’Italia alle 22 scatta il «coprifuoco»: ci si può muovere solo, autocertificazione alla mano, per «comprovate esigenze», motivi di lavoro, salute e emergenze . Come nel resto del Paese prevista la chiusura dei centri commerciali nei week end e lo stop ai corner giochi nei bar e nelle tabaccherie. Uscire e entrare dalla regione Nelle regioni che si trovano in questa fascia si può entrare e uscire dai confini regionali soltanto per «comprovate esigenze» dunque motivi di lavoro, salute e emergenze, attestati da un’autocertificazione da consegnare in caso di controllo. Il «transito sui territori è consentito qualora necessario a raggiungere ulteriori territori non soggetti a restrizioni negli spostamenti o nei casi in cui gli spostamenti sono consentiti». Nelle regioni in fascia arancione è vietato ogni spostamento con mezzi di trasporto pubblici o privati, in un comune diverso da quello di residenza, domicilio o abitazione, salvo che per «comprovate esigenze» di lavoro, studio, salute». Le scuole Sono «consentiti gli spostamenti strettamente necessari ad assicurare lo svolgimento della didattica in presenza nei limiti in cui la stessa è consentita». In Campania però, attualmente e fino al 14 novembre, le scuole di ogni ordine e grado, compresi gli asili, sono chiuse per ordinanza regionale. Chiusi ristoranti e bar Sono inoltre sospese, e questa è la novità più rilevante, anche durante il giorno, « le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie), ad esclusione delle mense e del catering continuativo». Le ordinazioni di cibo a domicilio sono sempre consentite e il cibo d’asporto può essere ordinato fino alle 22 con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze. «Restano comunque aperti gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande siti nelle aree di servizio e rifornimento carburante situate lungo le autostrade, negli ospedali e negli aeroporti, con obbligo di assicurare in ogni caso il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro». Parrucchieri aperti Rimangono aperti invece parrucchieri e centri estetici, confermate le regole che impongono la capienza al 50 per cento sui mezzi pubblici, stop ai musei. Corsa e sport Consentita l’attività motoria e sportiva, purché all’interno del proprio comune e all’aperto. Palestre, piscine e centri sportivi sono chiusi.



 

 

martedì 3 novembre 2020

Addio a Gigi Proietti. I funerali giovedì a Roma, lutto cittadino Mattatore a teatro, showman assoluto, maestro per i più giovani

 Gigi Proietti addio. Mattatore a teatro, showman assoluto, maestro per i più giovani, direttore e organizzatore se ne è andato proprio nel giorno del suo compleanno: il 2 novembre, traguardo degli 80 anni. Ricoverato da giorni in una clinica romana per accertamenti, era stato colpito da un grave scompenso cardiaco. I funerali saranno celebrati giovedì 5 novembre a Roma, probabilmente nella Chiesa degli Artisti in piazza del Popolo, forse in forma privata per evitare assembramenti. La Sindaca Virginia Raggi proclamerà il lutto cittadino per quel giorno.


La sindaca di Roma Virginia Raggi è in contatto con la famiglia di Gigi Proietti per condividere insieme l'omaggio di Roma: tra le ipotesi, un corteo funebre in auto che partirà dal Campidoglio e toccherà diversi luoghi simbolo della vita di Proietti, come via Giulia - dove è nato l'attore -, il Globe Theatre - il teatro shakesperiano a Villa Borghese di cui era il direttore artistico. E proprio lì potrebbe esserci l'orazione funebre e il ricordo di alcuni suoi amici - per poi arrivare nella chiesa dove si svolgeranno le esequie. Il tutto è stato pensato per evitare assembramenti e avverrà nel rispetto della normativa anticovid.

Covid: Irbm, nella migliore ipotesi primi 30 milioni di vaccini arriveranno entro il 2020 Di Lorenzo, dosi all'Ue.Ci aspettiamo fine dei test per novembr

 "Noi ci aspettiamo che alla fine di novembre possa essere conclusa la fase tre della sperimentazione clinica, a quel punto la parola passerà alle agenzie regolatorie. ll problema è riuscire ad arrivare alla fine dei test senza che si verifichino eventi avversi. Se così sarà, le agenzie regolatorie impiegheranno 3-4 settimane e si arriverà ad una consegna delle prime 20-30 milioni di dosi all'Ue entro fine anno". Lo afferma a Radio Cusano Campus Piero Di Lorenzo, presidente e amministratore delegato di Irbm Pomezia, in merito al candidato vaccino anti-Covid Oxford-Irbm-AstraZeneca. 

Per il vaccino, ha spiegato Di Lorenzo, i tempi normali "potrebbero essere 6-8 mesi, ma in una situazione così importante penso che le agenzie regolatorie cercheranno di ridurre i tempi per dare una risposta nel giro di qualche settimana. Questo non vuol dire che il vaccino non sarà sicuro. I tempi che possono essere accorciati infatti sono quelli della burocrazia, della normale pratica dell'iter burocratico. Mentre tutti i tempi dovuti ai controlli scientifici saranno mantenuti in maniera severa". Infatti, aggiunge, "non esiste una multinazionale disposta a mettere in gioco la propria credibilità e la propria reputazione scientifica per accorciare oltre il consentito i termini di una valutazione, sarebbe assurdo. Per questo è un argomento su cui si può essere più che sicuri". Se tutto andrà bene, dunque, le agenzie regolatorie "impiegheranno 3-4 settimane e si arriverà ad una consegna delle prime 20-30 milioni di dosi all'Ue entro fine anno. Ma se anziché prendere 4 settimane se ne prenderanno il doppio allora si arriverà a gennaio. Attaccarsi al discorso se sarà fine anno o inizio gennaio - ha commentato - la vedo più una questione teorica che con risvolti pratici". La gente, ha concluso Di Lorenzo, "vuole capire se in tempi certi potremo avere tutti a disposizione uno strumento per contrastare la pandemia e per tornare ad un minimo di vita normale dal punto di vista sociale, ma soprattutto economico".

Attivate in Irpinia le postazioni dell’Asl: eseguiti 811 tamponi «SI ACCEDE CON L'AUTO SU APPUNTAMENTO FISSATO DALL'AZIENDA SANITARIA NELLA TENDA AMBULATORIO». Seconda giornata di esami presso le 5 postazioni in modalità 'drive in' ad Avella, Avellino, Ariano Irpino, Cervinara, Montella per l'esame dei contatti stretti di casi positivi al Covid 19. Il calendario

 Attivate in Irpinia postazioni dell’Asl per i tamponi sul territorio provinciale ad Ariano Irpino, Avella, Avellino, Cervinara e Montella. Nelle 5 postazioni drive-in dell’Asl di Avellino sono stati eseguiti dopo i primi due giorni 811 tamponi per diagnosticare l’infezione da COVID-19. L’Asl ricorda che «è possibile accedere al test molecolare tramite richiesta del Medico di Medicina Generale o su indicazione del Servizio di Epidemiologia e Prevenzione». La persona verrà contattata dall’Asl, tramite servizio Recall, due giorni prima dell’appuntamento e gli verranno fornite tutte le informazioni necessarie (data, orario e luogo per l’effettuazione del tampone molecolare)». Di seguito il dettaglio dei tamponi effettuati. Nella prima giornata, sabato, sono stati effettuati 387 tamponi, così divisi: 63 ad Ariano Irpino; 93 ad Avella; 123 ad Avellino; 65 a Cervinara; 43 a Montella. Nella seconda, eseguiti altri 424 esami: ad Ariano Irpino 74; a Cervinara 71; a Montella 81; ad Avella 198. Nella città di Avellino sono attivi anche medici dell’Esercito. Il personale del 232esimo Reggimento Trasmissioni ha fornito alle autorità sanitarie e locali le tende pneumatiche.