Il 23 novembre del 1980 la
terra tremò in Campania e Basilicata, con epicentro in Irpinia, per circa 90
interminabili secondi.
Chi
c'era, lo ricorda nitidamente quel 23 novembre del 1980. Chi
c'era ricorderà per sempre l'ora del terremoto, le 19:34. Quella domenica
l’Avellino battè l’Ascoli per 4 a 2 e militava in serie A”. Quel boato. Ma
soprattutto ricorderà per sempre cosa faceva esattamente in quel momento.
A quei tempi i canali tv si contavano sulle dita delle mani e a quell'ora la
Rai trasmetteva un tempo di una delle partite della serie A giocate nel
pomeriggio.
Da
allora il caldo fuori stagione si nota, fa paura. Chi c'era, ricorderà per
sempre l'anomalia di una giornata calda, troppo calda per quella stagione.
La terra tremò in Campania e Basilicata, con epicentro in Irpinia, per circa 90
interminabili secondi. «La voce del terremoto» è la registrazione di una radio
di Avellino dell’epoca, Radio Alfa 102. E’ l’unico audio noto del terremoto del
23 novembre 1980. La scossa sembra un vero e proprio bombardamento, ma il boato
è l’effetto del terremoto sulla testina di registrazione di una
registrazione. I numeri della catastrofe restituiscono la percezione
esatta del dolore: i morti furono più di 2mila, quasi 10mila i feriti e
280mila gli sfollati di quella che fu una delle più grandi tragedie nazionali
del secolo scorso. All’alba del 24 novembre, l’Irpinia era un cumulo di macerie
fumanti, un’eco di grida di dolore, di pietà, di rabbia, di dolore per
l'annientamento di interi paesi. Famiglie distrutte e morte. L’evento tellurico
più grave dell’intera storia repubblicana si era abbattuto su una delle aree
più povere della Nazione. Ma nessuno si arrese. Si vide la solidarietà e
gli aiuti arrivarono da tutte le parti del mondo. Quello che cambiò
radicalmente fu anche l'informazione. Dalla prima pagina de Il Mattino che
invocava aiuti immediati, il celebre "Fate Presto" a Radio Alfa,
entrata nella leggenda per aver raccontato la tragedia non solo in termini giornalistici,
ma soprattutto per il coordinamento delle operazioni logistiche in quelle
fredde e terribili settimane. Radio Alfa tornò era in onda: in redazione
c'erano Michele Acampora, il direttore e fondatore Ciro Vigorito ed altri
fedelissimi. Quella radio funzionò da ponte radio per i soccorsi accompagnando
musica classica in sintonia con la delicatezza e drammaticità di quei giorni di
scavo tra le macerie per ritrovare brandelli di vite smarrite, interrotte, a
volte tragicamente finite. Brani musicali composti ed eleganti
che facevano da intervallo a comunicazioni ed indicazioni stradali per
quanto riguardava i soccorsi, ma anche agli appelli per la ricerca di persone
scomparse o irreperibili, grazie al contributo dei radioamatori.
Quella radio diventò un ponte unico di collegamento.
Prezioso. Indispensabile. Coraggioso. Instancabile.
La
voce del terremoto, quel boato è la registrazione del rumore è quella di una
persona che ascoltava della musica, in quel momento un liscio, e la stava
registrando. Poi ci fu la scossa: il registratore riuscì a catturare anche il
lunghissimo boato della catastrofe. Il 14 febbraio 1981 e tante altre volte
quei giornalisti di una radio libera documentarono e commentarono in diretta le
scosse di assestamento, quello sciame maledetto e senza fine. Trentasei anni
dopo il terremoto che il 23 novembre del 1980 colpì Irpinia e Basilicata, la
parola fine alla ricostruzione non è stata ancora scritta. La Regione Campania
ha insediato un comitato composto da esperti e sindaci del "cratere"
del terremoto, che ha ottenuto lo sblocco del 50% delle risorse che mancano
alla ricostruzione.
Rosanna Repole, oggi come 36 anni fa sindaco di Sant'Angelo dei Lombardi, non
fa a meno di sottolineare "che queste risorse arrivano in un momento
inopportuno, quando lutti e distruzione hanno colpito duramente le popolazioni
del Centro Italia: una coincidenza che avremmo voluto evitare in assenza di
ritardi, politici e burocratici".Una storia lunga quella
del sisma di magnitudo 6.9 della scala Richter che alle 19:34 del 23 novembre
1980, per novanta secondi, colpì soprattutto una vasta area compresa tra l'Alta
Irpinia e la Basilicata: 2.914 le vittime, quasi 10 mila i feriti, 18
comuni rasi al suolo, 99 devastati, 280 mila rimasero senza casa.
Come
resta la scossa data dall'arrivo suoi luoghi della tragedia dell'allora
Presidente della Repubblica Sandro Pertini e una prima pagina del quotidiano Il
Mattino entrata nella memoria collettiva con l'appello "Fate presto".
Oggi, a 36 anni di distanza, dopo sprechi e inchieste, l'Irpinia non
conserva se non in minima parte le tracce di quel disastro. Cosi' come la
Basilicata dove è stato ricostruito il 90% circa delle abitazioni private (con
"punte" del 100% a Balvano, nel Potentino, uno dei centri più colpiti
dal sisma con 77 vittime) con un finanziamento complessivo di circa 4.840
miliardi di lire (circa 2,5 miliardi di euro).